La crisi sanitaria ed economica innescata dalla pandemia ha evidenziato l’urgenza di mettere in campo modelli di sviluppo che possano generare un benessere più diffuso e sostenibile, intervenendo sia sul territorio, uno degli asset principali del Paese, sia sui processi di rinnovamento delle città e delle infrastrutture. È in questo contesto che si colloca la rigenerazione urbana, che significa trasformare quella particolare infrastruttura pubblica che sono le città e i quartieri, e favorirne un ripensamento che sappia cogliere in sé i cambiamenti e le prospettive di lungo periodo, rispetto ai modi in cui tutti noi usiamo la città.
Oggi più che mai le città e i territori si dovranno adeguare ai cambiamenti in corso: la rigenerazione urbana sarà un’opportunità e una leva prioritaria nell’agenda nazionale, oltre a rappresentare una scelta strategica per ridare capacità di attrazione alle città, grazie all’utilizzo e all’uso efficiente del patrimonio edilizio esistente e al miglioramento della qualità urbana, affrontando fenomeni di degrado e di declino funzionale, senza consumare nuovo suolo e riducendo la sua copertura artificiale.
In questo senso, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il Recovery Plan italiano) pone un’attenzione particolare proprio verso gli interventi di rigenerazione urbana, intesa quale strumento di supporto all’inclusione giovanile, e al recupero del degrado sociale e ambientale, prevedendo di investire nella riqualificazione di luoghi identitari, periferie, parchi e giardini storici, e sostenere progetti partecipati di rigenerazione urbana a base culturale, incentrati sulle comunità locali.