La pianificazione delle città resilienti

Riflettiamo con Gioia Ghezzi sul ruolo che gli ambienti urbani hanno svolto durante la pandemia, e sulla loro evoluzione.

14/10/2020

“Non possiamo pensare che una città diventi smart e resiliente per caso, da sola. Dobbiamo articolare con chiarezza quali sono i rischi rispetto a cui vogliamo essere resilienti.”

Gioia Ghezzi, Vicepresidente Assolombarda con delega a Sviluppo sostenibile e Smart Cities, e Presidente di ATM, racconta a Urban Stories la principale conclusione da trarre dalla recente pandemia e dagli eventi degli ultimi mesi: “Un luogo resiliente va pianificato. Dobbiamo adattarci prontamente, e articolare quali sono gli strumenti attualmente a disposizione per assicurare questa resilienza.”

Gioia Ghezzi, Vicepresidente Assolombarda

Gioia Ghezzi, Vicepresidente Assolombarda

Sottolineare che la pandemia da Covid-19 ha costretto tutto il mondo ad adattarsi a una nuova normalità, cambiando regole e abitudini, è una considerazione che sembra oggi quasi banale.

Gli effetti della crisi hanno investito repentinamente cittadini, aziende e organizzazioni mettendo in difficoltà, nel giro di pochi mesi, il sistema sociale stesso, ponendo in luce diverse aree di fragilità latenti: dalle connessioni che la globalizzazione ha oramai comportato, all’estrema vulnerabilità delle città non ancora pronte a modificare realmente i propri modelli organizzativi.

Una condizione che ha imposto significative riflessioni sul ruolo che gli ambienti urbani hanno svolto in questi mesi e sulla direzione della loro evoluzione, toccando da vicino i concetti di smart city e di città resiliente. Si inizia a parlare della necessità di una nuova pianificazione urbana che dev’essere capace di guardare al lungo periodo e di fare scelte coraggiose, per rispondere in modo adattivo a un contesto soggetto a cambiamenti. Un tema nel quale l’ambiente dovrà ricoprire un ruolo fondamentale e che coinvolge argomenti di estrema attualità come la mobilità urbana sostenibile, il trasporto intermodale e il controllo delle emissioni.

Gioia Ghezzi ne è convinta: le città possono definirsi smart quando sono in grado di utilizzare la tecnologia al servizio di obiettivi di sostenibilità e di miglioramento del benessere dei loro cittadini.

 “La pandemia da Covid-19 ci ha insegnato che vivere in città sostenibili è una condizione necessaria per interrompere la diffusione del virus. Non bisogna però pensare che crescita economica e sviluppo sostenibile siano in antitesi. Gli economisti più illuminati, come il premio Nobel Joseph Stiglitz, sostengono da tempo che sia necessario cambiare questo paradigma. Infatti, una città smart può non solo aiutare a vincere una sfida sanitaria come quella causata dal Covid-19 ma anche essere un elemento cardine della ripresa. Una città smart può, ad esempio, monitorare e predire assembramenti di persone e flussi di traffico, sia a tutela della salute delle persone sia a vantaggio della qualità di vita della città”.

Ma ci sono delle condizioni che si devono necessariamente creare e predisporre affinché un luogo, una città, possano davvero diventare “resilienti” ai mutamenti socio-economici. Come quando si prepara un terreno per essere coltivato, per diventare produttivo e adattivo agli agenti esterni che potrebbero in qualsiasi momento intaccare e alterare il suo equilibrio sistemico. “Se continuiamo a pianificare infrastrutture di un certo tipo, continueremo a ottenere certi risultati. Ad esempio, se continuiamo a pianificare arterie di grande scorrimento per le automobili, e grandi parcheggi, continueremo ad avere città piene di automobili. Se continuiamo a creare reti di comunicazione e di dati che non si parlano fra loro non saremo mai in grado di misurare, predire, allertare. Bisogna dunque fare un lavoro approfondito, tecnico, e delle scelte coraggiose. È fondamentale seguire una visione di lungo periodo, per orientare le scelte e creare un livello diverso di azione, concepito per valicare gli orizzonti temporali dei singoli mandati amministrativi. La posta in gioco è elevatissima e non è ipotizzabile che obiettivi come lo sviluppo sostenibile di un territorio o il suo tasso di innovazione tecnologica possano essere raggiunti se non con un percorso che oggi guardi al 2050.”

Un contesto resiliente e smart deve essere al contempo attento ai bisogni della comunità che lo abita, con necessità che mutano nel tempo in base alle dinamiche sociali, ambientali, economiche, sanitarie. La dinamica tra individuo e collettività nelle città di domani dovrebbe ritornare a un “senso di comunità, geografica e virtuale. Del resto, molte città in Europa, Parigi e Milano in testa, insieme al network C40, stanno promuovendo un’idea di “città a 15 minuti”: questa, a ben vedere, è una risposta all’emergenza in atto ma che dà una spinta a temi centrali per la costruzione del futuro, come la sostenibilità, ma anche il superamento del concetto di periferie per come le conosciamo. Vuol dire dare valore ai quartieri, tornare a conoscersi, a darsi da fare per rendere bella e viva la propria città, per il buon governo del territorio in cui si vive. La città al servizio dei cittadini e delle comunità di cittadini.”

Green Mobility

Mobilità green

Nel suo percorso di graduale trasformazione in città smart, Milano si trova attualmente in una fase di sperimentazione: “Ci sono aree della città come Porta Nuova o City Life che, al di là dell’intervento architettonico che ha cambiato la fisionomia e lo skyline dei singoli quartieri e con loro dell’intera città, continuano a sperimentare perché diventino luoghi culturalmente vivi, connessi e attrattivi. Luoghi in cui le persone desiderano vivere. In una logica di collaborazione pubblico-privata, l’amministrazione cittadina continua a investire in trasporti, pianificazione, riduzione del digital divide, mentre le imprese investono per promuovere la pianificazione smart della città. A Milano sta nascendo una serie di progetti catalizzatori che nei prossimi anni creeranno circoli virtuosi di innovazione a favore di una città sostenibile e smart. Per centrare questo obiettivo ambizioso servono scelte coraggiose e Milano ha le carte per vincere questa sfida puntando sulla più ampia partecipazione di imprese, università e cittadini a questo cambio di paradigma.”

In un mondo moderno ed evoluto in cui inizia a emergere la vocazione smart, sostenibile e resiliente delle grandi città, in Italia, Milano si distingue “per una strategia trasversale mirata a migliorare la qualità dell’aria. Questo attraverso la definizione di obiettivi di lungo termine da raggiungere con strategie che coinvolgano i settori più diversi della pianificazione urbana, dalla trasformazione digitale alla sicurezza, fino alla mobilità: per esempio, Milano ha il grande pregio di essere una città poco estesa e soprattutto piatta, come le migliori città al mondo in termini di ciclabilità.”

In quest’ottica, la mobilità gioca un ruolo fondamentale nel creare connessioni più sostenibili all’interno degli ambienti urbani. “Ricordo un convegno di qualche anno fa in cui all’ingresso svettava una grande scritta: Smart City is Smart Mobility! È assolutamente errato considerare questa un’equazione, ma è altrettanto evidente quanto un’affermazione del genere non sia priva di fondamento. Le città del mondo con il migliore trasporto pubblico locale, però, sono quelle con una domanda di mobilità non esageratamente elevata. Questo perché un sistema di mobilità sostenibile ed efficiente si basa su una forte differenziazione: i cittadini devono poter scegliere come combinare in modo rapido e intelligente diversi mezzi di trasporto. L’intermodalità e la mobilità condivisa, a zero emissioni, al di là dell’emergenza Covid-19 che presto supereremo, sono l’unico modo per condividere lo spazio limitato di una città. Trasporti affidabili, puliti, sicuri e rapidi fanno sì che la città sia più vivibile e sostenibile, a beneficio di tutti.”

Quindi, la pianificazione di azioni mosse da una costante attenzione all’ambiente da parte degli amministratori delle città, così come una particolare attenzione alle esigenze delle persone, alla loro voglia di connettersi con gli altri in un tessuto urbano che guarda al futuro in termini di inclusione, accessibilità e garanzie sociali, rappresenta la chiave di successo per la transizione verso città più smart e in grado di cogliere dalle sfide e dai cambiamenti locali e globali, un’opportunità per diventare sempre più resilienti.

Le città possono definirsi smart quando sono in grado di utilizzare la tecnologia al servizio di obiettivi di sostenibilità e di miglioramento del benessere dei loro cittadini

La dinamica tra individuo e collettività nelle città di domani dovrebbe ritornare a un senso di comunità, geografica e virtuale. Molte città in Europa stanno promuovendo un’idea di “città a 15 minuti”: vuol dire dare valore ai quartieri, tornare a conoscersi, a darsi da fare per rendere bella e viva la propria città, per il buon governo del territorio in cui si vive. La città al servizio dei cittadini e delle comunità di cittadini

Milano si distingue per una strategia trasversale mirata a migliorare la qualità dell’aria, attraverso la definizione di obiettivi di lungo termine da raggiungere con strategie che coinvolgano i settori più diversi della pianificazione urbana

Un sistema di mobilità sostenibile ed efficiente si basa su una forte differenziazione: i cittadini devono poter scegliere come combinare in modo rapido e intelligente diversi mezzi di trasporto