4.500 posti di lavoro all’anno e un impatto economico complessivo, nel 2022, derivante da costruzione e operatività del nuovo quartiere di quasi 1 miliardo di Euro. Sono questi i principali dati economici dello studio condotto da The European House – Ambrosetti insieme al Politecnico di Milano e, volto a misurare “Il valore della rigenerazione urbana di Porta Nuova”, un quartiere che ha avuto una forte influenza sul capoluogo lombardo e sulla regione, capace di distinguersi negli anni per la presenza di spazi e servizi pensati per la comunità, oltre che per molte iniziative sostenibili.
Urban Stories in pillole – Il valore della rigenerazione urbana di Porta Nuova
“Per svolgere questa ricerca abbiamo applicato la nostra metodologia proprietaria, detta ‘dei quattro capitali’, che misura gli impatti degli investimenti in generale e, in particolar modo, quelli del real estate sui territori”, afferma Valerio De Molli - Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti. “I quattro capitali che misuriamo riguardano le sfere economica, sociale, ambientale e cognitiva, e ci hanno permesso di effettuare un’analisi sull’investimento di Porta Nuova dal punto di vista della sostenibilità, dell’innovazione e dell’impatto sulla vitalità del quartiere e, più in generale, della città di Milano”.
Valerio De Molli, Managing Partner & CEO
di The European House – Ambrosetti
Tramutando il valore in cifre, è possibile affermare che l’investimento totale effettuato per la riqualificazione del quartiere di Porta Nuova tocchi il tetto dei 2,8 miliardi. Di questi, circa 1,6 miliardi di euro sono da intendersi per la parte relativa alle due fasi di costruzione, considerando che il secondo ciclo è partito nel 2018 e terminerà nel 2026. “Un importo che va poi a generare un’attività diretta, indiretta e indotta per oltre 4 miliardi, attivando un moltiplicatore di 2,7: per ogni euro investito nella realizzazione edificativa di porta Nuova, se ne generano ulteriori 1,7 nell'economia”, aggiunge De Molli. “Queste sono cifre molto importanti che dimostrano quanto l’impatto di Porta Nuova sia estremamente rilevante per la città di Milano e l’intera Lombardia”.
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Mario Calderini, Professore di Economia all'Università
di Manchester e Docente di Social Innovation al POLIMI
Graduate School of Management
Un aspetto su cui si sofferma anche Mario Calderini, Professore di Economia all'Università di Manchester e Docente di Social Innovation al POLIMI Graduate School of Management: “Ci sono molti fattori che varrebbe la pena sottolineare. In primo luogo c'è un tema ambientale, particolarmente importante in questo momento. Dieci anni fa abbiamo misurato la temperatura in questa zona e poi la abbiamo rimisurata adesso, notando come a seguito delle iniziative immobiliari essa si sia oggi abbassata. Una sorta di isola di calore dentro la città e questo è un impatto molto importante. Questo è un posto in cui i mq di verde per le singole persone sono molti di più rispetto alla gran parte delle aree della città”.
Numeri alla mano, anche in termini di livelli di occupazione, Porta Nuova può essere considerato un quartiere da record. Considerando soltanto il settore edile, la prima fase costruttiva è arrivata a sostenere, nel momento di picco (2012), oltre 2.200 posti di lavoro in un momento di forte crisi, ma il trend positivo riguarda anche tutti gli altri ambiti che questo quartiere ha inglobato, dai servizi assicurativi e finanziari, alle attività di ristorazione.
“Non dobbiamo però dimenticare, – sottolinea De Molli – “che alla generazione di valore contribuiscono anche le attività economiche insediate nel quartiere. Dobbiamo quindi includere anche la componente che nel nostro modello econometrico abbiamo chiamato ‘catalizzato’, cioè dobbiamo tenere conto delle spese, degli acquisti e dell’economia generata nell’indotto localizzato a meno di 15 minuti a piedi dal quartiere. Una rilevazione che ci permette di sottolineare come l’impatto consolidato nel periodo 2008 – 2026 arriverà a circa 14 miliardi di Euro, 10 miliardi se si considera invece l’impatto fino al 2022”.
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Il livello di occupazione media sostenuto dalle fasi di costruzione e operatività di Porta Nuova è di quasi 5.000 posti di lavoro medi/anno secondo il modello che tiene in considerazione l’impatto diretto, indiretto, indotto e catalizzato e arriva a toccare punte di oltre 7.000 assunzioni all’anno. Dati che diventano ancora più rilevanti se si considerano gli avvenimenti geopolitici dell’ultimo ventennio e il lungo periodo di incertezza iniziato con la crisi finanziaria del 2008, proseguito con la crisi del debito sovrano europeo nel 2012 e, di recente, segnato dalla pandemia e dagli effetti della guerra in Ucraina, che ha determinato un’interruzione delle catene del valore e di fornitura.
“In tutto questo lungo periodo il settore delle costruzioni ha sofferto moltissimo, ha perso molti occupati, ha visto molte realtà imprenditoriali in situazione di disagio e di seria crisi”, spiega De Molli. “L’intervento in Porta Nuova di COIMA, che nel 2012 ha completato nei tempi previsti la maggior parte dei progetti, è stato evidentemente in controtendenza e ha agito – e continua ad agire – da controbilanciamento positivo”.
Anche sul piano ambientale e dell’innovazione l’impatto di Porta Nuova è di portata storica per il nostro Paese: la prima certificazione LEED Gold ottenuta dalla Torre Unicredit e i numerosi riconoscimenti conseguiti dal Bosco Verticale per il design e la sostenibilità, hanno portato l’intero quartiere a diventare un’icona del cambiamento e della mobilitazione sociale.
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“Porta Nuova oggi è il terzo quartiere più vivace di Milano”, commenta il CEO di The European House – Ambrosetti, “e il concetto di vivacità, per come lo abbiamo declinato nel rapporto strategico che abbiamo sviluppato, non si basa sulle opinioni individuali di alcuni interlocutori o dei cittadini, ma su 12 parametri misurabili, che incrociano la componente economica, l’attrattività a livello internazionale, le aperture di ristoranti, bar e attività commerciali, e tutta una serie di altri dati per monitorare la vitalità di un quartiere”.
Gli investimenti hanno dunque trasformato un’area prima abbandonata in un quartiere attrattivo per cittadini e imprese, trascinando verso l’alto anche il quartiere Isola, oggi l’ottavo più vivace su 32 analizzati.
“I benefici di cui la comunità gode in quest’area sono molteplici: dall’ampia offerta culturale all’efficiente connessione con i quartieri vicini, fino alla possibilità di usare mezzi di trasporto alternativi”, interviene il Prof. Calderini. “In generale in quest’area vi sono tutti quegli elementi che concorrono a garantire benessere e un’ottima qualità della vita di chi ci vive”.
“Porta Nuova è un’area bella da vivere, è un quartiere che fa venire voglia di passarci del tempo e che attira investitori, famiglie e sedi di aziende e multinazionali. Non sarà un caso, infatti, se qui è rappresentato il 4,8% di tutta la capitalizzazione di mercato del mondo”, aggiunge De Molli.
Da un’attenta analisi dello studio condotto dal Politecnico di Milano e The European House – Ambrosetti possiamo sicuramente affermare che il lungo iter che ha cambiato il volto di Porta Nuova non riguarda solo l’ambito della rigenerazione urbana e i progetti sostenibili e innovativi a essa correlati, ma abbraccia la più ampia dimensione della socialità, in quanto oggi più che mai, il valore di questo quartiere risiede nella sensazione di benessere e nelle opportunità di scambio che offre alla comunità.
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Conclude così il Prof. Calderini: “Ciò che ci preme evidenziare è che siamo consapevoli che qualunque operazione di rigenerazione urbana o immobiliare crei degli effetti positivi. In questo caso, però, c'è qualcosa di più, che noi abbiamo chiamato intenzionalità e addizionalità, cioè la volontà da parte nostra di mettere sul tavolo qualcosa che potesse fare la differenza in un progetto di riqualificazione”.